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“Il rosso e il nero”

 “Il rosso e il nero” follia, gioie e dolori di Eliogabalo o l’Anarchico Incoronato di Antonin Artaud

 

      

  
    
    
         
Ho voluto immergermi nella diagonale che divide il rosso e il nero. La diagonale non è che un punto di contatto di un vortice allo specchio.  Il nero è il colore della luce e contenitore infinito del pieno. E’ l’infinito nella sua eterna luminosità. E’ il buco nero. Il nero contiene tutto, la soma del tutto, e la sua moltiplicazione. Il nero contiene sempre di più e di più Il nero è la cosa mentale nella mente stessa.  Il rosso è il sangue. E’ la memoria della vita che scorre per le nostre venne. Il rosso è la luce fatta vita. E’ la linfa vitale che sostenuta dal respiro riscalda il corpo di tutti gli esseri senzienti.Il rosso è il colore sempre colorato, solo il nero lo pareggia.  Il rosso è il colore del amore carnale che addiziona e moltiplica. Il rosso sta nel seme che diventa vita. Il rosso e il nero Stanno insieme e allo stesso tempo ognuno se la canta da solo. Non sono opposti. L’uno viene da l’altro e cosi facendo l’altro genera l’uno. E’ l’infinito fatto corpo. E’ la vita senza fine. Dedico questa mostra alla memoria di Antonin Artaud e al suo libro Eliogabalo o L’Anarchico Incoronato. Follia, gioia e dolori testimoniano il divenire della cosa mentale nella mente manifesta. E’ il campo di tutte le possibilità dove l’uno è tutto e il tutto è uno. Così facendo sperimentiamo su noi stessi l’unicità della nostra esistenza. Il fiore della vita

LA VOLONTÀ DEL NERO

Romina Guidelli

Il Rosso e il Nero, interpretati come due entità, sono parte di un’unica natura: quella dell’artista Alberto Parres. Al nostro primo incontro a studio Parres mi descrive il rosso e il nero come due forze, i potenti cardini del fenomeno di una catarsi che sente avvenire mentre utilizza questi colori come strumenti di pittura. Una liberazione che evolve dal piano fisico a quello ideale e spirituale, in maniera misurata e disciplinata, senza mai consentirgli di tradire i fondamenti chimici alla base dei due pigmenti e nel rispetto della complessità di esecuzione degli stessi su ogni articolato supporto, che per essi l’artista crea o sperimenta, alla ricerca dell’equilibrio perfetto delle ‘parti’.

Al colore rosso e al colore nero Parres attribuisce poteri alchemici e li sceglie come medium per interpretare il suo sentire e il suo vivere, attraverso la sua pittura.

Lo stesso omaggio a Eliogabalo, l’anarchico incoronato di Antonin Artaud, è un quindi una dedica alla memoria storica del personaggio, un omaggio al suo spirito d’eccessi di vita piena, ben distante da una lode all’anarchia. Una dedica che Parres sente per l’Uomo e non per il Re, desiderata per i colori che la letteratura evoca attorno alla figura di Eliogabalo narrandone l’esuberante vita e la feroce ‘sconfitta’, inflittagli sotto il grido del suo stesso popolo, che si conclude con una totalizzante, nera, morte; sopraggiunta quasi come un sollievo. Una fine descritta da Antonin Artaud come una sanguinaria, cruenta, rossa, liberazione.

per me è importante e veritiero nella mia ricerca. Non sto facendo un elogio all’anarchia.
La mia è una ricerca su due forze contrapposte in cui il rosso è un principio di vita e il nero il suo infinito.

Il rosso è il sangue e la memoria dell’ umano e di tutti gli esseri senzienti della creazione.
Il nero è il vero colore della luce, dove tutto nasce e muore in un infinito di creazione e distruzione.

In questi due colori troviamo follia, gioia e dolori del creato e della creazione.

Questo ho voluto e voglio dipingere, cercando di non impazzire nell’intento.
Per adesso me la sono cavata abbastanza bene.
Io non sono anarchico per niente. Dipingo e interpreto un fenomeno esistenziale.

Alberto Parres

Alberto Parres, attraverso questa ultima e importante produzione, raggiunge la purezza del nero e del rosso dopo aver attraversato un periodo pittorico di esaltazione di ogni colore, affrontato e sperimentato negli anni precedenti in ampia maniera, su diversi supporti (carte, tavole, tele, spugne…), fino al raggiungimento di questa sintesi. Questo fenomeno di graduale sottrazione procede per eliminazione o saturazione di ognuna delle cromie fino al raggiungimento del nero non come negazione, ma come soggetto che assorbe tutte le onde luminose e le contiene con forza, concedendo all’occhio umano di scinderle e percepirle singolarmente: come ognuna fosse fortunata ed eletta ‘parte’ concessa dal nero.

Ogni onda luminosa disegna la fisionomia degli oggetti e gli attribuisce il ‘carattere’ imprimendogli addosso il nome e il significato di un colore; iter che accade per la sola volontà del nero di ‘lasciare andare’ l’energia di una gradazione alla volta, per poi ritirarla a se nell’ombra scatenando forze avverse: centrifughe e centripete come il ‘respiro’.

Nelle opere di Parres ogni gesto pittorico descrive e asseconda il respiro del nero.

La tecnica pittorica dell’artista evolve negli anni da un astrattismo di natura informale a un astrattismo lirico più rigoroso, ma sempre denso di materia pittorica, tangibile nelle opere protagoniste di questa nuova ricerca. I suoi colori non nascono da una stratificazione delle cromie ma ‘accadono’ assoluti sui supporti, contaminati da gesti su lisce superfici monocrome interrotte da esplosioni di materia, incisivi segni, lievi evanescenze, parziali incontri di un colore con l’altro (che molto raramente includono il fenomeno dell’amalgamazione), fino al raggiungimento dell’equilibrio formale stabilito dall’artista.

L’equilibrio delle forze avverse e complementari, sempre ricercato da Parres, rivela l’intenzione primaria dell’artista: considerare l’opera come contenitore di energia, inestinguibile e in continua evoluzione, da dominare. L’opera è la fonte inesauribile da cui l’artista attinge, con la quale si confronta e attraverso il segno e il gesto pittorico crea chiavi d’accesso sopra e dentro di essa: aperture controllate di vasi da cui fuoriesce linfa vitale.

L’attenzione e la cura riservate allo studio e al contatto con i pigmenti rosso e nero applicati sui supporti scelti, dalla tavola alle grandi installazioni con il corpo di gesso, affinano la sensibilità dell’occhio e del tatto fino al punto di regalare densa pittura d’ambiente. Le installazioni che accompagnano le grandi tele e tavole dipinte sono concepite da Alberto Parres come prolungamento dell’opera pittorica. Questo il motivo per cui l’artista non le definisce ‘sculture’ ma ‘appendici’ dei suoi quadri e sempre le dispone in prossimità di questi affinché l’accostamento generi il senso di tensione e magnetismo desiderato.

La pittura è l’unicum che Parres non rinnega mai; le installazioni sono la tridimensionale interpretazione di arti e viscere, ideale estensione del corpo bidimensionale del quadro che attraverso di esse acquisisce uno spazio ‘corporeo’ e mostrandole si denuda di ogni apparenza per offrirsi come pura sostanza ‘scoperta’.

Dentro la sua pittura c’è la sua natura: follie, gioie e dolori. Ogni slancio, ogni caduta e nessun rimpianto. E’ possibile avvertire un dubbio alla volta sopra l’affascinante copertura del nero: un dubbio scava un segno; una pulsione sovrappone un primo gesto pittorico a quello che lo segue. Un’inquietudine improvvisa provoca un’interruzione del rosso che appare all’improvviso e spezza il nero dell’opera. Quel dubbio è ricerca e desiderio; è’ l’interrogativo aperto che Parres sembra aver ereditato da Mark Rothko, Maestro di cui sono ben note queste parole: “Ho paura soltanto di una cosa, amico mio. Un giorno il nero ingoierà il rosso”. Quel dubbio contiene ogni scelta terrena e lo stesso mistero della Creazione. E’ la consapevolezza che, senza timore alcuno, concepisce il sopraggiungere di ogni luminosa volontà di liberazione custodita e controllata dal nero.